interarting

“Interarting” è la ricerca artistica che conduco dal 2012. Tutte quante le opere di questo ciclo presuppongo gradi di interazione con il fruitore. I testi e gli approfondimenti teorici sono pubblicati nella sezione “scritti”.

Quattro cornici verniciate nei colori rosso-giallo-verde-blu, contengono ciascuna una lastra metallica alla quale un “cursore” calamitato si lascia spostare a seconda della posizione che il fruitore preferisce. “Colori grammaticali”, pretestuali, pre-segnici, che supportano il linguaggio non scritto dell’interazione in tempo reale che lascia sulla superficie “tracce” deboli non codificabili, non rappresentabili, non interpretabili, non sovrascrivibili di senso aggiunto ma sovrascrivibili e basta. La riscoperta del gesto libero. Non è un caso che l’opera ricordi le Tavole Magnetiche di Grazia Varisco

Questo slideshow richiede JavaScript.

Questo slideshow richiede JavaScript.

Questo slideshow richiede JavaScript.

Questo slideshow richiede JavaScript.

Questo slideshow richiede JavaScript.

Questo slideshow richiede JavaScript.

pendolo semplice (bozzetto) | polimaterico | 4 x 10 m | 2016 | Pendolo semplice è un installazione che usa il principio dell’interazione poiché le sfere sono pensate per essere sospinte come nell’esperimento del pendolo di Galileo. Le grosse sfere sono sospese a soffitto e realizzate nei quattro “colori grammaticali” (rosso-verde-giallo-blu) tipici della ricerca di interarting, i quali essendo “originari” sono di “supporto” al principio dell’interazione.

Questo slideshow richiede JavaScript.

(Alfanumerico) Attraverso le tessere a losanga puoi comporre lettere e numeri. Il sistema è quello delle vecchie sveglie analogiche.

Prendi il libro
lo sfogli e ti accorgi che dentro,
non c’è niente da leggere,
e forse allora da leggere ci sei tu!

combinacolor 3per \ polimaterico \ 30x30x8 cm \ 2019

Il principio è quello del telefono analogico, con la rotella, che infilando il dito , ti permetteva di comporre l’esatta combinazione del numero. In questo caso a comporsi sono i colori in una variabile infinita di possibilità.

happyflower o fiorefelice \ polimaterico \ h: 120 cm diametro 104 cm \ 2016

Dieci petali colorati semovibili a piacimento.
L’opera sfrutta il prncipio semplice delle
mazzette dei colori.

                                        fiore luce o happy flower 3per \ polimaterico \ 50x50x7 cm \ 2020

fiore luce o happy flower 3per prende spunto dal proiettore luminoso con i deflettori direzionabili che infatti possono essere disposti a piacimento dal fruitore dell’opera.

Dalla complessità dei differ-enti è sempre possibile una sintesi riconducibile al Tutto. L’Urcodice è un tentativo molto rigoroso di riconduzione ad una struttura di appartenenza. Una programmazione semplice, che sottintende a tutte le società e che rende possibile la relazione dei differ-enti: l’inte(g)razione.

inte(g)razione – Urcodice – Opera site-specific 210 x 370 cm stampa digitale su PVC e pennarelli 2018

“Muro di colore” è un esperimento di arte relazionale che consiste nell’aver diviso un muro della città di Isernia, lungo circa 20 mt e alto circa 4 mt, in 175 caselle. Da settembre 2018, sto chiedendo ad amici, artisti e critici d’arte di scegliere una casella e un colore, fra quelli dell’arcobaleno. Quando tutte le caselle saranno riempite, mi recherò sul posto, per riportare ogni colore nella casella prescelta. Il disegno delle pagine precedenti è la riproduzione in scala del muro, che porto in giro con me nei miei viaggi d’arte, ed il frutto dell’interazione degli “autori” ai quali ho chiesto di partecipare. “Muro di colore”, è il gioco della Differenza che abbatte i muri dellaerenza. Tra i tanti nomi che hanno partecipato compaiono anche quelli di Michelangelo Pistoletto, Achille Pace, Franco Summa, Gorgio De Finis, Lorenzo Canova, Giorgio Grasso, Luigi Prestinenza Puglisi, Nicolas Ballario, Franco Purini, Maurizio Galimberti.

ImaImagMuro di colore – bozzetto di preparazione | opera in progress | murales

Le prime attenzioni che si rivolgono ai migranti dopo lo
sbarco, riguardano la misurazione delle caratteristiche
fisico-oggettive: altezza, peso, impronte digitali.
Numeri che confluiscono nel database e che avrebbero la pretesa di identificazione. È vero che apparteniamo all’ordine cosmico del Tutto. Lo siamo in qualità di enti differ-enti. Non riconducibili affatto ad un inventario di informazioni parametriche. My height o Giusta Misura e Digit misurano
l’incommensurabile. Lo fanno a partire da una scelta semplice di programmazione, una differenza. Il colore, infatti, schiude tutta una serie di significati connotativi spesso anche difficilmente decifrabili. Quando scegliamo un colore noi “ci misuriamo” con qualcosa di più grande, poiché il colore rappresenta il macro insieme in cui più differ-enti restano inclusi. Siamo quindi invitati a pensare al noi invece che all’io
singolare. È il noi-differ-ente che crea la comunità cosmopolita, la città molteplice, la società interculturale. Mai come in questo momento storico la città diventa davvero un grande contenitore di differenze. Soltanto sotto la prospettiva dell’ordine cosmico queste differenze insite nella natura di ciascun individuo possono unire e non dividere.
Si può, anzi è un dover-essere portatori di singolarità,
senza tradire l’appartenenza al più grande ciclo
dell’etero-ritorno. Provare a guardare oltre l’oggettività delle cose è l’unico modo per recuperare la (dis)integrità ovvero l’integrità come differ-ente o essente parte di un insieme più grande. Non si tratta di aderire al decalogo dei fondamentali.
È di più un lavoro di superficie. Del resto l’unica ad essere inviolabile è la legge di Dio, ma questi abita l’indifferenziato.

Questo slideshow richiede JavaScript.

combo di fotografie dell’opera in azione

La tautologia o il truismo ricorrono nelle mie opere non tanto per confermare un’indicazione segnaletica di per sé icastica e ovvia. È evidente infatti che i colori non abbiano bisogno di nessuna tassonomia o nomenclatura per essere riconosciuti. Le cose “sono come sono” e ci appaiono sempre e in tutta la loro “chiara incomprensibilità”. La verità è ovvia infatti, tanto ovvia da restare sempre celata, e ciò che ci sforziamo di dire intorno alla verità è solo ciò che si “attiva sulla superficie”. È qui che il soggetto si rende presente a sé stesso, diventa autoevidente: […] irrinunciabilità della soggettività, quindi di Narciso, che è in fondo un modo di specchiarsi senza specchiarsi. Specchiarsi senza immagine, è il bambino che ama se stesso come la madre lo ama e che dalla madre pretende tutto l’amore […] (Maurizio Grande). Nell’autoevidenza di sé stesso il soggetto perde la sua funzione di essere significato e significante, recupera la centralità del corpo proprio e si riposiziona al centro del mondo. Esiste una pars costruens dell’autoreferenza del soggetto a sé stesso. Quando infatti l’autoaffezione, l’autoevidenza si privano della rappresentazione, dell’immagine, il soggetto ritorna su sé stesso, ritorna a giocare liberamente. Il bambino che chiede tutto l’amore alla madre si comporta narcisisticamente ma lo fa senza aggiungere significato e soprattutto senza intenzionali pretese di assurgere a significante. Lo fa e basta, sic et simpliciter. Nella rappresentazione logocentrica infatti il soggetto si ri-presenta come altro da se, nel rimando inevitabile dei significati che si aggiungono all’originale. Nel gioco (tautologico) non c’è sovrappensiero, poiché significato e significante coincidono, aderiscono. Di questa interazione, resta tuttavia ancora il soggetto, ma deprivato della sua immagine rispecchiata, intrascendibile quindi, irrimandabile. Puoi solo avere l’autoevidenza interiore dei tuoi gesti.

PROMETHEUS – the end off all things is also the beginning off all others | 50x50x50 cm x 8 pz circa | installazione, performance e video | 2019 | attori: Bosiljka Bakocevic, Antonio Pallotta, Emanuel Palushaj, Francesco Strabone

https://www.youtube.com/user/cernobio81
https://www.youtube.com/watch?v=njUQXWefo4s&t=100s

Otto cubi nei colori rosso, giallo, verde, blu, due per ogni colore, posizionati nel cortile del Museo Archeologico Francesco Ribezzo, nella città di Brindisi, pronti per essere distrutti. La distruzione, un gesto che si pone in termini di:
– interazione, poiché è avvenuta per mano degli altri artisti della residenza;
– integrazione – anche se per alienazione – con il contesto circostante non solo fisico ma anche “disciplinare”
nel senso che della distruzione resteranno “reperti archeologici”;
– disintegrazione del tabù per il quale l’arte si deve fruire a distanza di sicurezza;
È pure una precauzione provocatoria contro qualche integralismo religioso che magari fra qualche migliaio d’anni deflagrerà tutta l’arte occidentale! Una risposta un poco meno provocatoria contro la iperproduzione senza senso dell’industria dell’arte. Il montaggio del video è in reverse. Si può cogliere in questo modo l’idea che “la fine di tutte le cose è anche l’inizio di tutte le altre” – the end of all things is also the beginnings of all others.
Prometheus è il dio della rigenerazione del corpo proprio.
E il corpo, inteso come potenziale supporto biologico, è il cominciamento insostituibile di ogni possibile
speculazione successiva. Durante la residenza ho visitato questi luoghi magici in cui la ri-generazione avviene per mano degli elementi naturali, il sole, il mare, il vento il fuoco. Ho registrato diverse clip audio – nelle quali si sentono il suono del vento, il frangersi delle onde, il canto delle cicale al sole. I suoni sono stati registrati fra le località di Torre Guaceto, Porto Miggiano, Gagliano e Santa Maria di Leuca. Il “corpo proprio” nasce e muore continuamente, in tutte le cose, naturali o artificiali. Noi tendiamo dimenticare questa nostra natura peritura e a comportarci come se il tempo ci fosse indifferente. Il dono più grande di questa nostra “Antropologia” è la “Riproducibilità”. Quella che avviene per “Ripetizione di gesti semplici – precomprensivi – e che promuove la differenza della vita. Io lo chiamo “etero-ritorno” Non il cerchio nietzschiano che si chiude su stesso, ma l’elicoide” inteso come qualcosa che deriva dalla combinazione del tempo lineare dell’evento e di quello ciclico dell’eterno ritorno. I resti, sono stati imbustati e catalogati riprendendo la numerazione del catasto delle piante secolari che la Regione Puglia, ha assegnato alle piante di Ulivo del Parco Archeologico di Lama d’Antico, come a voler intendere che tali resti appartengono in modo “radicale” alla terra in cui sono stati prodotti.

frame dalla video perfomance
PROMETHEUS – MAAM the end off all things is also the beginning off all others | 50x50x50 cm x 8 pz circa | installazione, performance e video | 2020 | attori: Lucio Barbuio, Michele Spina, Marialuna Storiti, Antonio Pallotta

MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz – Città Meticcia Edizione critica a cura di Fabio Benincasa | riprese video di Giulio Bottini |
servizio fotografico di Giorgio Sacher post produzione di Antonio Pallotta

https://www.youtube.com/watch?v=5JOCQl9PAEE
https://www.youtube.com/watch?v=uBJ_A0CPz_I

La cosmogonia palindroma nel gesto prometeico di Antonio Pallotta

[…] È questa la fatica
a cui siamo vocati: sostenere
un doppio sguardo, capace
di fissare in faccia la rovina
e assieme la lamina di sole
che accende ogni mattina.
Franco Marcoaldi

Otto cubi nei colori rosso, giallo, verde, blu, due per ogni colore, sono al centro di questa azione artistica di Antonio Pallotta. Dal titolo della performance, Prometheus, e da questi colori primari appare evidente che ci confrontiamo con una peculiare cosmogonia che, invece di procedere dall’aggregazione dei frammenti verso la ricomposizione di un insieme strutturato, compie un cammino a ritroso per poi ricominciare da capo, forse eternamente. La purezza della geometria platonica viene qui ridotta in frantumi, rubata agli dei per essere finalmente offerta agli uomini, rimodellata dal tempo della rappresentazione e da quello della riproduzione. Nel video in reverse e nelle foto le pure forme dei cubi si ricomporranno o si evidenzieranno come complete in se stesse, svincolandosi dal regime caotico al quale il gesto casuale dei performer sembrano consegnarle. La profanazione della forma consente all’umano di appropriarsi dei singoli frammenti, di ricomporli liberamente anche se solo a livello immaginativo e visuale. Le geometrie pure non sono dunque svilite dal sacrilegio, ma riportate, tramite la profanazione del gesto e l’operare del corpo, alla fruibilità dell’antropico. Così la soffocante iperproduzione di forme, tipica della realtà produttiva contemporanea, si apre a una
democratizzazione che non è iconoclastia, ma al contrario pulsione germinativa di forme caotiche e di sensi non necessariamente controllati dall’artefice. “La fine di tutte le cose è anche l’inizio di tutte le altre” come giustamente chiosa lo stesso Pallotta. Nel Prometeo di Pallotta, l’eterno ritorno delle antiche cosmologie pagane lascia spazio a un tempo sospeso e palindromo, che va liberamente avanti e indietro, ma ogni volta si riavvolge su di sé, senza mai tornare al risultato originario. In un racconto di Franz Kafka dedicato a Prometeo, si narrano varie versioni della leggenda: «Secondo la prima, poiché aveva tradito gli dèi per gli uomini, fu incatenato al Caucaso, gli dèi mandavano aquile a divorargli il fegato che sempre nuovamente ricresceva. Secondo la seconda, Prometeo per il dolore dei colpi di becco si addossò sempre più alla roccia fino a diventare una sola cosa con essa. Secondo la terza, nei millenni il suo tradimento fu dimenticato, dimenticarono gli dèi, le aquile e lui stesso.
Secondo la quarta, ci si stancò di lui che non aveva più ragione di essere. Gli dèi si stancarono, le aquile si stancarono, e la ferita, stanca, si richiuse. Restò l’inspiegabile montagna rocciosa. – La leggenda tenta di spiegare l’inspiegabile. Dal momento che proviene da un fondo di verità, deve finire di nuovo nell’inspiegabile.» Ogni versione della vicenda sparisce, sbiadisce nella memoria umana e nel ciclo degli atti divini, fino a lasciare solo l’inspiegabile della montagna alla quale il Titano è stato incatenato. Spiegare l’inspiegabile è il compito di creazione che l’arte si assume. Da un’arte eterna e immutabile, oggetto di adorazione, deriva, tramite la distruzione, una disseminazione estetica fertile, che il demiurgo offre generosamente agli approcci cognitivi del pubblico.
Fabio Benincasa – Duquesne University

è un gesto tipico del fotografo quello di delimitare lo spazio d’inquadratura con le mani.
e poi di girarsi fino a che non si individua il campo desiderato.
da qui l’idea della cornice che attraverso l’inquadratura girevole mette a fuoco dei punti di vista sempre
differenti.

quadrogiro \ mdf laccato e componenti metalliche \ 41x30x15 cm x 2 pz \ 2020

rif in rgvb_15x48x5.5 cm_acrilico su mdf_2021
rif in rgvb_15x48x5.5cm_acrilico su mdf_2021
omaggio spontaneo al logo del Museo delle Periferie

SIMPLEX4X, leggibile anche come “simplex four x”, ci
suggerisce che l’inopinabilità dell’ente matematico, il numero 4, può essere messa in discussione attraverso il gioco dell’interazione, che infatti ne cambia sempre forma e colore. I quattro elementi geometrici rappresentano anche
gli estremi della riproduzione interattiva che sono l’uomo e la
donna (con la testa nera e bianca) che interagendo fra di loro, danno luogo alla riproduzione della vita.

simplex4x \ MDF, acrilico e componenti metallici \

10 x 10 x 2cm | 2018

simplex sigillum veri_18.8×13.5×13.5 cm x9_legno laccato a mano_2022

specchio riflesso \ legno laccato e specchio \ 100 x 100 x 12 cm \ 2018

16 specchietti montati su supporto ruotabile ti dicono che la vita è tutto un punto di vista!

specchio riflesso_31x31x24 cm x2pz_mdf laccato, specchi e componenti metalliche_2020

16 cubi (lavorati a mano) e montati
su una vite senza fine si svitano e si
avvitano a seconda di quanto le fai
ruotare e in quale direzione

svitavvita 16per \ polimaterico \ 78 x 78 x 22 cm \ 2016 \ ph. Marisa Pia Boscia

terzo paradiso in RGVB_omaggio a Michelangelo Pistoletto_42x22x5.5 cm_acrilico su mdf e specchio_2021

tiramolla | dimensioni ambientali (50 x 50 x 50 cm x 8 pz) legno, quarzolite e componenti metalliche | 2018 |
fotografia di Massimo Palmieri

tiramolla \ fotografia dell’opera durante il mini evento “montasmonta” tenutosi a Isernia il 30 giugno 2018

Tiramolla: otto cubi colorati nei colori rosso-giallo-verde-blu
montati su delle molle che oscillano molleggiando se li tiri e poi li lasci andare!

tiramolla 3per | 50x50x200 cm circa | polimaterico | 2019 |

Altro lavoro eseguito per lala Residenza d’Artista La Tavola Migliandolo, presso l’antica Casa Nebiolo. È un’installazione composta da 3 volumi semplici, il cubo, la piramide capovolta, e la sfera, montati a loro volta su gambe molleggianti e che quindi si prestano al gioco interattivo del “tiramolla”. Nel video (il link di sotto) l’interazione è in realtà attivata dal vento. I movimenti lenti e i suoni ASMR di sottofondo inducono alla tranquillità anche se l’oscillazione precaria degli elementi potrebbe essere foriera di qualche imminente avvenimento. Equilibrio precario.

Ecco il mio uovo, realizzato a Migliandolo, presso l’antica Casa Nebiolo in occasione della Residenza d’Artista La Tavola di Migliandolo e contemporaneamente all’evento RE-BIRTH – le Uova della Rinascita

  • Progetto di Installazione Artistica Collettiva in occasione del Rito del Solstizio 2019. A cura di Claudio Mogliotti. L’uovo rappresenta la ri-nascita. Rinascere significa nascere secondo ripetizione e quindi secondo differenza. Non esiste infatti momento di nascita uguale ad un altro momento. La generazione della differenza della vita, avviene per “penetrazione”, per “sfondamento” della superficie, per mezzo di gesti semplici, come infilare o guardare dentro, segnalati da geometrie semplici, per poi scoprire che da toccare o
    da vedere non c’è niente e quindi tutto quello resta di fondamentale. Anzi di “s-fondamentale”. I gesti che deflorano la superficie perfetta dell’uovo, ci informano che la scoperta autentica avviene per discesa
    nelle viscere e non per ascesi all’iperuranio. Uno “sfondamento.”

uovo-n-uovo | 200 x 140 cm circa | polimaterico | 2019 |

davanti&dietro_mdf laccato e componenti metalliche_64x55.5×7.5 cm x4pz_2021

tappastappa \ polimaterico \ 73 x 72,5 x 9.5 cm \ 2020

16 tappi colorati che puoi usare per tappare e stappare i fori giocando a comporre delle costellazioni semplici.